Infliximab (Remicade® e altri farmaci biosimilari)

Attenzione: le informazioni riportate non sostituiscono le singole schede tecniche e foglietti informativi dei farmaci. Per ogni ulteriore approfondimento è bene sempre consultare il proprio medico specialista curante.

Che cos’è?

E’ un farmaco immunosoppressore, in grado cioè di inibire la risposta del sistema immunitario. Nello specifico infliximab è un anticorpo monoclonale che inibisce il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa), una proteina coinvolta nelle risposte infiammatorie e immuni.

Quando viene utilizzato?

È utilizzato, da solo o in combinazione con altri farmaci, nel trattamento dell’artrite reumatoide, del morbo di Crohn, della colite ulcerosa, della spondilite anchilosante, della psoriasi e dell’artrite psoriasica.

E’ indicato nei pazienti affetti da psoriasi a placche di grado moderato-grave, che non hanno risposto o che non possono utilizzare altri trattamenti sistemici, quali ciclosporina, metotrexato o PUVA terapia e in quelli affetti da artrite psoriasica attiva e progressiva che hanno risposto inadeguatamente ad altri farmaci antireumatici.

Come si assume?

Nel trattamento della psoriasi a placche e dell’artrite psoriasica, infliximab viene somministrato lentamente in 1-2 ore, per via endovenosa.

Come agisce?

Infliximab è un anticorpo monoclonale che si lega al fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa) e ne blocca l’attività biologica, con conseguente riduzione dell’infiammazione nell’organismo.

Con che frequenza va assunto e per quanto tempo?

La dose raccomandata di infliximab è di 5mg/kg.  Il trattamento viene ripetuto dopo 2 e 6 settimane dalla prima infusione e successivamente ogni 8 settimane. Un’iniziale risposta clinica avviene in genere entro 4-8 settimane di trattamento. In assenza di risposte al farmaco entro 14-16 settimane, cioè dopo 4 dosi, il trattamento viene normalmente sospeso.

Frequenza e Dosaggio
1° Dose Settimana 0 5 mg/kg
2° Dose Settimana 2
3° Dose Settimana 6
Ulteriori dosi Ogni 8 settimane

Quali sono le principali avvertenze da considerare?

Le persone in trattamento con infliximab devono essere attentamente seguite nel tempo per rilevare precocemente eventuali effetti indesiderati del farmaco.

Prima di iniziare il trattamento con infliximab è importante che il medico raccolga un’accurata storia clinica relativa, in particolare, a tubercolosi attiva o altre gravi infezioni (come sepsi, ascessi), malattie cardiache (come l’insufficienza cardiaca moderata-grave), epatite virale in particolare l’epatite B, neoplasie maligne e disordini linfoproliferativi, malattie polmonari, malattie epatiche, discrasie ematiche, malattie del sistema nervoso (come le malattie demielinizzanti del Sistema Nervoso Centrale o Periferico), deficit del sistema immunitario. E’ bene raccogliere informazioni su eventuali gravidanze o allattamento in corso, sull’intenzione a pianificare una gravidanza, o sulla candidazione a procedure chirurgiche in tempi brevi e, ancora, sulla programmazione di vaccinazioni con vaccini vivi.

Prima di iniziare la terapia, è bene eseguire esami del sangue per valutare e monitorare l’emocromo con la formula leucocitaria, la glicemia, gli indici di funzionalità epatica, lipidica e renale. Prima di iniziare la terapia è importante eseguire esami di screening per l’epatite B, C, e per la tubercolosi latente.

Particolare attenzione va posta ai pazienti affetti da psoriasi, precedentemente trattati per lunghi periodi con farmaci immunosoppressori o PUVA.

Il trattamento con infliximab può indurre la formazione di autoanticorpi.

L’emivita è di circa 10 giorni; in media occorrono fino a 6 mesi dopo l’ultima iniezione per eliminare il farmaco dall’organismo.

Ci sono problemi alla sospensione del farmaco?

Alla sospensione del farmaco spesso si verifica la ricomparsa dei sintomi di malattia. Con la reintroduzione del farmaco si può avere una riduzione di efficacia e una maggiore incidenza di reazioni all’infusione. Nel caso in cui la terapia di mantenimento venga interrotta, la reintroduzione di infliximab prevede la somministrazione di una dose singola iniziale seguita dalla dose di mantenimento.

A quali eventuali effetti indesiderati è importante prestare attenzione?

Sono possibili reazioni acute anche gravi, da orticaria fino a shock anafilattico, correlate all’infusione di infliximab. Le reazioni all’infusione possono verificarsi all’inizio del trattamento o entro poche ore dal termine dell’infusione stessa.

Infliximab può ridurre le difese dell’organismo, e quindi aumentare il rischio di infezioni.

E’ possibile la comparsa o l’aggravamento paradosso di psoriasi in corso di trattamento.

Sulla base delle attuali conoscenze, non è possibile escludere, in pazienti trattati con farmaci anti-TNF, lo sviluppo di linfomi e altre neoplasie, compresi i tumori della pelle. E’ stato inoltre riscontrato un aumento dell’incidenza di cancro della cervice uterina nelle donne con artrite reumatoide trattate con infliximab. Gli screening periodici devono dunque proseguire nelle donne trattate con il farmaco.

Ci sono problemi per l’assunzione contemporanea di altri farmaci?

La terapia con infliximab non è raccomandata in associazione con anakinra e abatacept in quanto aumenta il rischio di infezioni gravi. Si è osservato che l’uso contemporaneo di metotrexate aumenta la concentrazione di infliximab nel plasma aumentando il rischio di effetti indesiderati. L’attività di infliximab non è alterata dalla assunzione di corticosteroidi.

 

DONNE IN ETA’ FERTILE

Se sono in età fertile e inizio la terapia con infliximab devo avere qualche precauzione?

Le donne in età fertile devono prendere in considerazione l’uso di misure contraccettive adeguate per evitare l’instaurarsi di una gravidanza durante il trattamento, e valutare con il proprio medico di fiducia la prosecuzione di tali misure dopo l’ultima somministrazione del farmaco, considerando che l’eliminazione di infliximab dall’organismo è piuttosto lenta.

Se assumo il farmaco posso avere problemi di fertilità?

I dati disponibili per gli effetti di infliximab sulla fertilità umana sono limitati, e insufficienti per trarre conclusioni in merito agli effetti del farmaco sulla fertilità e sulla funzione riproduttiva generale.

Per quanto tempo rimane il farmaco nel mio corpo? Devo interrompere l’assunzione di infliximab se voglio avere un bambino?

In generale il tempo necessario per eliminare i farmaci dall’organismo può variare da persona a persona. L’eliminazione di infliximab è piuttosto lenta, mediamente può richiedere fino a sei mesi dalla conclusione del trattamento.

Nel caso si desideri una gravidanza è importante consultare il medico di fiducia prima di interrompere la somministrazione del farmaco. Il medico valuterà i rischi della progressione della malattia rispetto ai rischi dell’assunzione del farmaco.

Mi sono accorta di essere incinta, devo interrompere l’assunzione di infliximab?

Gli studi in merito all’assunzione di infliximab in gravidanza sono limitati. In presenza di una gravidanza è necessario consultare il proprio medico di fiducia prima di interrompere l’assunzione del farmaco, per valutare con attenzione i rischi e i benefici complessivi del trattamento in questa condizione.

Se assumo infliximab aumenta il rischio di aborto?

In generale l’aborto è un’evenienza relativamente comune in ogni gravidanza. Con una malattia autoimmune può aumentare la possibilità che si verifichi un aborto spontaneo, il che rende più difficoltoso comprendere se i farmaci utilizzati per trattare la malattia possono aumentare il rischio di aborto spontaneo. Infatti, in presenza di una malattia materna in gravidanza non è semplice capire se le problematiche che insorgono, possano essere legate ai farmaci assunti in gravidanza o alla malattia materna da trattare.

Alcuni studi di piccole dimensioni suggeriscono un aumento del rischio di aborto spontaneo tra le donne trattate con infliximab all’inizio della gravidanza, dato non confermato da altri studi. In tempi recenti uno studio condotto su quasi 500 donne esposte a un inibitore del TNF all’inizio della gravidanza (quasi un terzo delle donne stava assumendo infliximab) non ha rilevato un incremento del tasso di aborto spontaneo.

Se assumo infliximab nel primo trimestre di gravidanza aumenta il rischio di danni al feto?

Ogni donna in gravidanza ha un rischio, all’incirca del 3-5%, che il bambino presenti una malformazione; tale rischio è definito “rischio di base” e riguarda tutte le donne in gravidanza.

E’ improbabile che infliximab attraversi la placenta nel corso del primo trimestre. Come altri inibitori del TNF, il farmaco può attraversare la placenta e raggiungere il feto a partire dal secondo trimestre e ancor più nel terzo trimestre.

I dati disponibili in campo umano sull’uso di infliximab in gravidanza sono ancora limitati e basati su piccoli campioni di nati esposti. Studi condotti su un numero limitato di donne, che hanno assunto infliximab durante il primo trimestre di gravidanza, non segnalano un significativo aumento, rispetto all’atteso, di anomalie alla nascita nei nati esposti al farmaco.

Uno studio pubblicato nel 2009 ha segnalato la presenza di difetti congeniti, in particolare anomalie delle vertebre, atresia anale, cardiaca, tracheo-esofagea, renale e degli arti. Le mamme erano state esposte ad antagonisti-TNF, come infliximab, in mono e in politerapia durante il primo trimestre di gravidanza. Per tale studio sono stati tuttavia evidenziati alcuni limiti metodologici.

Dati raccolti in modo prospettico, su pazienti in gravidanza esposte a infliximab, con esiti noti su nati vivi, delle quali circa 1.100 esposte durante il primo trimestre, non hanno evidenziato un aumento del tasso di malformazioni nel neonato.

Se assumo infliximab nel secondo o nel terzo trimestre, che rischi ci possono essere per il bambino?

Come altri inibitori del TNF, il farmaco può attraversare la placenta e raggiungere il feto a partire dal secondo trimestre e ancor più nel terzo trimestre. Qualora si renda necessario utilizzare infliximab in questa fase della gravidanza, il medico di fiducia valuterà con attenzione i rischi e i benefici complessivi del trattamento.

Vi sono segnalazioni di un aumento del rischio di parto pretermine e basso peso alla nascita. Uno studio condotto in nord Europa ha osservato un rischio aumentato di nascita pretermine, di nati piccoli per età gestazionale e di basso peso alla nascita in donne esposte a infliximab durante la gravidanza rispetto a donne esposte solamente a immunomodulatori e/o corticosteroidi. Nella valutazione di questi esiti il contributo legato all’esposizione a infliximab e alla severità della malattia da trattare non è però del tutto chiaro.

Ad oggi non sono disponibili studi che abbiano valutato gli effetti a lungo termine del farmaco sullo sviluppo del bambino, in particolare in merito ad eventuali problemi di comportamento o di apprendimento.

Se assumo infliximab posso allattare?

Infliximab passa nel latte materno in quantità molto basse e l’entità dell’assorbimento del farmaco da parte del lattante è minima. Particolare attenzione va tuttavia riservata ai bambini prematuri con un apparato digerente non ancora completamente sviluppato, che potrebbero essere in grado di assorbire una quantità maggiore del farmaco.

Studi condotti su un piccolo numero di nati esposti a infliximab attraverso il latte materno e seguiti fino a un anno non hanno rilevato effetti negativi sullo sviluppo.

Evidenze disponibili non indicano effetti a breve o a lungo termine sullo sviluppo del lattante, sulla risposta immunologica e sulla suscettibilità alle infezioni. Inoltre numerosi esperti reputano basso il rischio di eventi avversi nel lattante.

Qualora si renda necessario utilizzare infliximab durante l’allattamento, è bene valutare con il proprio medico di fiducia i rischi dell’assunzione del farmaco rispetto ai benefici del trattamento e dell’allattamento.

Il mio bambino può effettuare le vaccinazioni prima dell’anno di vita, se ho assunto infliximab in gravidanza?

Le vaccinazioni rappresentano una forma di prevenzione primaria delle malattie infettive insostituibile.

Molti dei farmaci immunosoppressori utilizzati durante la gravidanza possono attraversare la barriera placentare ed entrare nella circolazione fetale, con un possibile impatto sul sistema immunitario fetale.

In generale i vaccini con microrganismi inattivati o con tossoide possono essere somministrati secondo il calendario vaccinale ai neonati di madri trattate con infliximab in gravidanza.

In Italia il calendario vaccinale nei primi sei mesi prevede la somministrazione di vaccini inattivi ma anche il vaccino vivo per il rotavirus. Il vaccino per rotavirus è raccomandato entro l’anno e previene la malattia da rotavirus che è la causa più comune di gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini sotto i 5 anni. In particolare, nei bambini molto piccoli il virus può causare una diarrea grave con disidratazione. Pertanto, in generale è consigliabile effettuare la vaccinazione. Tuttavia, poiché la somministrazione di vaccini vivi a lattanti esposti in utero a infliximab non è raccomandata per almeno 6 mesi dopo la nascita, andrebbero valutati con il medico di fiducia e il servizio vaccinale i tempi più opportuni per la sua esecuzione.

I vaccini con microrganismi vivi come il vaccino per il morbillo-parotite-rosolia e il vaccino per la varicella sono previsti nel secondo anno di vita, per cui in generale non ci sono problemi legati alla terapia in gravidanza per la loro somministrazione.

Durante la visita vaccinale va data comunicazione al medico in merito all’assunzione di infliximab durante la gravidanza o in corso di allattamento.

In data 7 marzo 2022 l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha pubblicato una Nota Informativa Importante sull’uso di vaccini vivi in bambini esposti al medicinale (Infliximab) in utero o durante l’allattamento. Per maggiori informazioni: https://www.aifa.gov.it/-/nota-informativa-importante-su-infliximab-remicade-flixabi-inflectra-remsima-e-zessly-

E se il farmaco è assunto dal partner?

I dati disponibili in merito agli effetti di infliximab sulla fertilità umana e sugli esiti della gravidanza sono limitati.

Uno studio condotto su 10 uomini che avevano assunto infliximab ha mostrato variazioni nella morfologia e nella motilità degli spermatozoi, ma l’effetto di queste variazioni sulla fertilità non è chiaro. Un altro studio di piccole dimensioni non ha rilevato problemi di fertilità.

In generale, è improbabile che le esposizioni dei padri al farmaco aumentino i rischi per la gravidanza.

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Aggiornato il 11/03/2022