Ustekinumab (Stelara®)

Attenzione: le informazioni riportate non sostituiscono le singole schede tecniche e foglietti informativi dei farmaci. Per ogni ulteriore approfondimento è bene sempre consultare il proprio medico specialista curante.

Che cos’è?

E’ un farmaco immunosoppressore, in grado cioè di inibire la risposta del sistema immunitario. Nello specifico ustekinumab è un anticorpo monoclonale che inibisce l’interleuchina-12 (IL-12) e l’interleuchina-23 (IL-23), due proteine coinvolte nelle risposte immunitarie.

Quando viene utilizzato?

È utilizzato nel trattamento della malattia di Chron e della colite ulcerosa, della psoriasi a placche e dell’artrite psoriasica.

In particolare è indicato nei pazienti affetti da psoriasi a placche di grado moderato-severo, che non hanno risposto o che non possono utilizzare altri trattamenti sistemici, quali ciclosporina, metotrexato o PUVA e in quelli affetti da artrite psoriasica attiva che hanno risposto inadeguatamente ad altri farmaci antireumatici.

Come si assume?

Nel trattamento della psoriasi a placche e dell’artrite psoriasica ustekinumab si assume mediante iniezioni sottocutanee, preferibilmente in aree cutanee non interessate dalla psoriasi.

Come agisce?

Ustekinumab è un anticorpo monoclonale umano che si lega alle interleuchine 12 (IL-12) e 23 (IL-23) e ne blocca l’attività biologica, riducendo così la risposta del sistema immunitario.

Con che frequenza va assunto e per quanto tempo?

La terapia deve essere prescritta da un medico esperto. I dosaggi variano da 45mg (adulto di peso inferiore ai 100 kg) a 90 mg (adulto di peso superiore ai 100 kg) all’inizio della terapia, dopo un mese e in seguito ogni 12 settimane. Nei pazienti con un peso >100 kg il dosaggio a 45 mg è efficace, tuttavia il dosaggio a 90 mg ha evidenziato una maggior risposta clinica. La terapia è continuativa. Si deve considerare l’interruzione della terapia nei pazienti che non migliorano dopo 28 settimane di trattamento.

L’emivita è in media di 21 giorni, rimanendo compresa tra 15 e 32 giorni negli studi sulla psoriasi e l’artrite psoriasica. Il periodo necessario per eliminare il farmaco dall’organismo è di circa 105 giorni (15 settimane).

Frequenza e Dosaggio
Peso <100kg Peso>100kg
1° Dose Settimana 0 45 mg 90 mg
2° Dose Settimana 4
Dosi successive Ogni 12 settimane

Quali sono le principali avvertenze da considerare?

Il farmaco deve essere usato sotto stretto controllo medico.

Prima di iniziare la terapia vengono richiesti esami del sangue di routine ed esami di screening infettivologico quali la sierologia per epatite B e C, e il test per la tubercolosi latente (Quantiferon); nelle donne in età fertile viene richiesto un test di gravidanza.

Il farmaco è controindicato o il suo uso deve essere attentamente valutato in presenza di:

  • Ipersensibilità al principio attivo o a uno qualsiasi degli eccipienti:
    • Ipersensibilità sistemica: sono possibili reazioni di ipersensibilità anche gravi alcuni giorni dopo il trattamento (reazioni anafilattiche, angioedema)
    • Ipersensibilità respiratoria: polmonite, sintomi come tosse e dispnea, insufficienza respiratoria anche grave.
  • Tubercolosi in fase attiva o altre infezioni gravi (sepsi e infezioni opportunistiche)
  • Neoplasie: aumento dell’insorgenza di tumori cutanei (non melanoma) e non cutanei
  • Sensibilità al lattice: il cappuccio dell’ago della siringa preriempita è prodotto con derivati del lattice
  • Concomitanti vaccinazioni con vaccini vivi
  • Gravi condizioni della pelle: possibile dermatite esfoliativa
  • Gravidanza e allattamento al seno
  • Età >65 anni: maggiore probabilità di contrarre infezioni

Se tali condizioni insorgono durante la terapia, questa può essere interrotta e verranno introdotte, ove necessarie, le terapie adeguate.

Gli immunosoppressori come ustekinumab possono aumentare il rischio di insorgenza di neoplasie, compresi i tumori della pelle. Particolare attenzione va posta ai pazienti precedentemente trattati con farmaci immunosoppressori per lunghi periodi o con PUVA. Una recente revisione della letteratura ha indagato il rischio di cancro nei pazienti con psoriasi trattati con alcuni farmaci biologici tra cui ustekinumab e ha segnalato la necessità di un monitoraggio a lungo termine per stabilire se esista un rischio di neoplasia direttamente attribuibile al trattamento.

Nei pazienti con psoriasi è stata riportata dermatite esfoliativa dopo il trattamento con ustekinumab.

Ci sono problemi alla sospensione del farmaco?

Il farmaco è stato approvato da pochi anni e non ci sono molti dati relativi agli effetti della sospensione del trattamento.

Negli studi clinici svolti i pazienti a cui veniva interrotta la terapia per passare nel gruppo di controllo (placebo), alla ripresa rispondevano ancora al trattamento migliorando i sintomi.

A quali eventuali effetti indesiderati è importante prestare attenzione?

Gli eventi avversi più comuni comprendono:

  • Infezioni e infestazioni: infezioni delle vie respiratorie superiori, rinofaringite, sinusite;
  • Patologie del sistema nervoso: cefalea, capogiri;
  • Patologie respiratorie: dolore orofaringeo;
  • Patologie gastrointestinali: nausea, diarrea, vomito;
  • Patologie della cute: prurito;
  • Patologie sistema muscolo-scheletrico: dolori muscolari e articolari;
  • Patologie sistemiche e del sito d’iniezione: stanchezza, eritema e dolore nel sito di iniezione.

Ci sono problemi per l’assunzione contemporanea di altri farmaci?

Non sono presenti molti dati in proposito. Negli studi clinici si è visto che l’assunzione contemporanea di farmaci comunemente somministrati in pazienti con psoriasi (compresi paracetamolo, ibuprofene, acido acetilsalicilico, metformina, atorvastatina, levotiroxina) non mostra effetti sulla farmacocinetica di ustekinumab.

Altri farmaci come immunosopressori, methotrexate, e corticosteroidi sono stati valutati in pazienti con artrite psoriasica, colite ulcerosa, malattia di Crohn e non sembrano avere effetti negativi sulla sicurezza e l’efficacia di ustekinumab.

D’altro canto i profili di efficacia e sicurezza del farmaco non sono stati valutati in pazienti con psoriasi che assumevano anche immunosoppressori, compresi biologici e fototerapia.

 

DONNE IN ETA’ FERTILE

Se sono in età fertile e inizio la terapia con ustekinumab devo avere qualche precauzione?

Si consiglia di valutare con il proprio medico di fiducia l’opportunità di eseguire un test di gravidanza prima di iniziare il trattamento.

La documentazione di riferimento del farmaco indica che le donne in età fertile devono utilizzare metodi contraccettivi efficaci durante il trattamento e per almeno 15 settimane dopo l’ultima somministrazione di ustekinumab.

Se assumo il farmaco posso avere problemi di fertilità?

Studi condotti su animali non hanno evidenziato una riduzione della fertilità, tuttavia i dati disponibili in merito agli effetti del farmaco sulla fertilità umana sono limitati, e insufficienti per trarre conclusioni sugli effetti di ustekinumab sulla fertilità e sulla funzione riproduttiva generale.

Per quanto tempo rimane il farmaco nel mio corpo? Devo interrompere l’assunzione di ustekinumab se voglio avere un bambino?

In generale il tempo necessario per eliminare i farmaci dall’organismo può variare da persona a persona. L’eliminazione di ustekinumab può richiedere all’incirca da 3 a 9 mesi, dunque il monitoraggio dovrebbe essere mantenuto anche in questo periodo. Tuttavia, in pazienti che hanno assunto il farmaco per lunghi periodi, il tempo di eliminazione potrebbe essere più lungo.

Nel caso si desideri una gravidanza è importante consultare il medico di fiducia prima di interrompere la somministrazione del farmaco. Il medico valuterà i rischi della progressione della malattia rispetto ai rischi dell’assunzione del farmaco.

Mi sono accorta di essere incinta, devo interrompere l’assunzione di ustekinumab?

In presenza di una gravidanza è necessario consultare il proprio medico di fiducia prima di interrompere l’assunzione del farmaco, per valutare con attenzione i rischi e i benefici complessivi del trattamento in questa condizione.

Se assumo ustekinumab aumenta il rischio di aborto?

I dati disponibili in merito all’utilizzo di ustekinumab in gravidanza sono limitati.

In generale l’aborto è un’evenienza relativamente comune in ogni gravidanza. Con una malattia autoimmune può aumentare la possibilità che si verifichi un aborto spontaneo, il che rende più difficoltoso comprendere se i farmaci utilizzati per trattare la malattia possono aumentare il rischio di aborto spontaneo. Infatti in presenza di una malattia materna in gravidanza non è semplice capire se le problematiche che insorgono, possano essere legate ai farmaci assunti in gravidanza o alla malattia materna da trattare.

Se assumo questo farmaco nel primo trimestre di gravidanza aumenta il rischio di danni al feto?

Ogni donna in gravidanza ha un rischio, all’incirca del 3-5%, che il bambino presenti una malformazione; tale rischio è definito “rischio di base” e riguarda tutte le donne in gravidanza.

Le dimensioni della molecola di ustekinumab consentono al farmaco un limitato passaggio attraverso la placenta durante il primo trimestre.

I dati disponibili in merito all’utilizzo di ustekinumab in gravidanza sono limitati. Gli studi condotti su animali non indicano effetti dannosi del farmaco sulla gravidanza, lo sviluppo embrionale e fetale, il parto o lo sviluppo post-natale.

Nell’uomo sono segnalati alcuni casi di donne esposte a ustekinumab nel primo trimestre. Una gravidanza si è conclusa con un aborto spontaneo, le altre sono state regolari, con nati a termine in buona salute. Sono state inoltre riportate 34 donne esposte al farmaco durante la gravidanza, che non hanno mostrato differenze per l’insorgenza di difetti congeniti o perdite fetali, rispetto a donne che non avevano assunto il farmaco in gravidanza.

Qualora si renda necessario utilizzare ustekinumab in questa fase della gravidanza, il medico di fiducia valuterà con attenzione i rischi e i benefici complessivi del trattamento.

Se assumo ustekinumab nel secondo o nel terzo trimestre, che rischi ci possono essere per il bambino?

A differenza del primo trimestre, si ritiene che nei trimestri successivi la quantità di ustekinumab in grado di attraversare la placenta e raggiungere il feto sia maggiore.

I dati disponibili in merito all’utilizzo di ustekinumab in gravidanza sono limitati. Gli studi condotti su animali non indicano effetti dannosi del farmaco sulla gravidanza, lo sviluppo embrionale e fetale, il parto o lo sviluppo post-natale.

Qualora si renda necessario utilizzare ustekinumab in questa fase della gravidanza, il medico di fiducia valuterà con attenzione i rischi e i benefici complessivi del trattamento.

Se assumo ustekinumab posso allattare?

Non è noto se ustekinumab passi o meno nel latte materno umano, né se venga assorbito dal lattante. Tuttavia, alcuni studi condotti su animali hanno confermato la presenza di ustekinumab nel latte. Considerate le grandi dimensioni della molecola, è probabile che ustekinumab sia escreto nel latte materno umano in quantità molto limitate e degradato nel tratto gastrointestinale del lattante. Particolare attenzione va tuttavia riservata ai nati prematuri con un apparato digerente non ancora completamente sviluppato, che potrebbero essere in grado di assorbire una quantità maggiore del farmaco.

Sono state confrontate le condizioni di bambini le cui madri avevano ricevuto ustekinumab o farmaci analoghi, con quelle di lattanti le cui madri non avevano ricevuto alcun trattamento pur essendo affette dalle stesse patologie delle prime. I risultati ottenuti non hanno evidenziato nei bambini dei due gruppi differenze in termini di crescita, sviluppo o suscettibilità alle infezioni.

Qualora si renda necessario utilizzare ustekinumab durante l’allattamento, è bene valutare con il proprio medico di fiducia i rischi dell’assunzione del farmaco rispetto ai benefici del trattamento e dell’allattamento. Nel caso, è consigliato il monitoraggio del lattante.

Il mio bambino può effettuare le vaccinazioni prima dell’anno di vita, se ho assunto ustekinumab in gravidanza?

Le vaccinazioni rappresentano una forma di prevenzione primaria delle malattie infettive insostituibile.

Molti dei farmaci immunosoppressori utilizzati durante la gravidanza possono attraversare la barriera placentare ed entrare nella circolazione fetale, con un possibile impatto sul sistema immunitario fetale.

In generale i vaccini con microrganismi inattivati o con tossoide possono essere somministrati secondo il calendario vaccinale ai neonati di madri trattate con ustekinumab in gravidanza.

In Italia il calendario vaccinale nei primi sei mesi prevede la somministrazione di vaccini inattivi ma anche il vaccino vivo per il rotavirus. Il vaccino per rotavirus è raccomandato entro l’anno e previene la malattia da rotavirus che è la causa più comune di gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini sotto i 5 anni. In particolare, nei bambini molto piccoli il virus può causare una diarrea grave con disidratazione. Pertanto, in generale è consigliabile effettuare la vaccinazione, ma valutando con il medico di fiducia e il servizio vaccinale i tempi più opportuni per la sua esecuzione, anche in considerazione dell’eliminazione del farmaco dall’organismo.

I vaccini con microrganismi vivi come il vaccino per il morbillo-parotite-rosolia e il vaccino per la varicella sono previsti nel secondo anno di vita, per cui in generale non ci sono problemi legati alla terapia in gravidanza per la loro somministrazione.

Durante la visita vaccinale va data comunicazione al medico in merito all’assunzione di ustekinumab durante la gravidanza o in corso di allattamento.

E se il farmaco è assunto dal partner?  

Studi su animali non hanno evidenziato riduzione della fertilità o esiti avversi della gravidanza, tuttavia gli studi sull’uomo sono limitati.

In generale, è improbabile che le esposizioni paterne al farmaco aumentino i rischi per la gravidanza.

 

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Aggiornato il 31/03/2021