Etanercept (Enbrel® e altri farmaci biosimilari)

Attenzione: le informazioni riportate non sostituiscono le singole schede tecniche e foglietti informativi dei farmaci. Per ogni ulteriore approfondimento è bene sempre consultare il proprio medico specialista curante.

Che cos’è?

Etanercept è un farmaco immunosoppressore, in grado cioè di inibire la risposta del sistema immunitario. In particolare etanercept inibisce il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa), una proteina coinvolta nelle risposte infiammatorie e immuni.

Quando viene utilizzato?

È utilizzato nel trattamento di varie condizioni, quali l’artrite reumatoide, l’artrite idiopatica giovanile, l’artrite psoriasica, la spondiloartrite assiale, la psoriasi a placche.

Nello specifico etanercept è utilizzato nel trattamento dell’artrite psoriasica in fase attiva e progressiva e della psoriasi a placche moderata-grave nei soggetti che non hanno risposto o che non possono utilizzare altri trattamenti sistemici quali ciclosporina, metotrexate o PUVA.

Come si assume?

Nel trattamento della psoriasi a placche e dell’artrite psoriasica, etanercept si assume mediante iniezione sottocutanea.

Come agisce?

Etanercept è una proteina chimerica geneticamente preparata tramite fusione del dominio extracellulare del recettore-2 del fattore di necrosi tumorale umano. Lega quindi il fattore di necrosi tumorale alfa (TNF-alfa), circolante, una proteina coinvolta nelle risposte infiammatorie e immune, bloccandone l’attività.

Con che frequenza va assunto e per quanto tempo?

La dose raccomandata di Etanercept per i pazienti adulti è costituita da 50 mg una volta alla settimana o 25 mg due volte alla settimana. In alternativa è possibile somministrate etanercept alla dose di 50 mg due volte alla settimana per 12 settimane, seguita da una dose da 50 mg una volta la settimana. Potrebbero essere necessari fino a 3 mesi prima che sia possibile apprezzare un miglioramento clinico; nei pazienti che non mostrano una risposta entro questo periodo il trattamento deve essere interrotto. Il trattamento va proseguito fino alla remissione clinica della malattia per un periodo massimo in genere di 24 settimane, anche se per alcuni pazienti adulti la terapia può essere prolungata per un periodo superiore.

TRATTAMENTO: OPZIONE 1
Alternativa 1 dose Alternativa 2 dose
Due volte a settimane 25 mg Una volta a settimana 50 mg
TRATTAMENTO: OPZIONE 2  
Durata Frequenza Dose
Per le prime 12 settimane Due volte a settimana 50 mg
Settimane successive Una volta a settimana 50 mg

Quali sono le principali avvertenze da considerare?

Le persone in trattamento con etanercept devono essere attentamente seguite nel tempo per rilevare precocemente eventuali effetti indesiderati del farmaco.

Prima di iniziare il trattamento con etanercept è importante che il medico raccolga un’accurata storia clinica relativa, in particolare, a tubercolosi attiva o altre gravi infezioni (come sepsi, ascessi), malattie cardiache (come l’insufficienza cardiaca moderata-grave), epatite virale in particolare l’epatite B, neoplasie maligne e disordini linfoproliferativi, malattie polmonari, malattie epatiche, discrasie ematiche, malattie del sistema nervoso (come le malattie demielinizzanti del Sistema Nervoso Centrale o Periferico), deficit del sistema immunitario. E’ bene raccogliere informazioni su eventuali gravidanze o allattamento in corso, sull’intenzione a pianificare una gravidanza, o sulla candidazione a procedure chirurgiche in tempi brevi e, ancora, sulla programmazione di vaccinazioni con vaccini vivi.

Prima di iniziare la terapia, è bene eseguire esami del sangue per valutare e monitorare l’emocromo con la formula leucocitaria, la glicemia, gli indici di funzionalità epatica, lipidica e renale. Prima di iniziare la terapia è importante eseguire esami di screening per l’epatite B, C, e per la tubercolosi latente.

Particolare attenzione va posta ai pazienti affetti da psoriasi, precedentemente trattati per lunghi periodi con farmaci immunosoppressori o PUVA.

Il trattamento con etanercept può indurre la formazione di autoanticorpi.

L’emivita è di 70 ore; l’eliminazione completa dall’organismo impiega circa 3-4 settimane dall’ultima assunzione del farmaco.

Ci sono problemi alla sospensione del farmaco?

La sospensione del trattamento può determinare la ricomparsa dei sintomi. Gli studi presenti in letteratura indicano che nei pazienti che inizialmente rispondono alla terapia, il trattamento con etanercept può essere ripreso senza inconvenienti.

A quali eventuali effetti indesiderati è importante prestare attenzione?

L’etanercept può ridurre le difese dell’organismo, e quindi aumentare il rischio di infezioni (le più comuni sono quelle delle alte vie respiratorie, bronchiti, infezioni della vescica e infezioni della pelle).

Le reazioni avverse più comuni comprendono le reazioni nel sito di iniezione (quali dolore, gonfiore, prurito, arrossamento e sanguinamento), sviluppo di autoanticorpi, prurito e febbre.

Sulla base delle attuali conoscenze, non è possibile escludere, in pazienti trattati con farmaci anti-TNF, lo sviluppo di linfomi e altre neoplasie, compresi i tumori della pelle. E’ stato inoltre riscontrato un aumento dell’incidenza di cancro della cervice uterina nelle donne con artrite reumatoide trattate con infliximab. Gli screening periodici devono dunque proseguire nelle donne trattate con il farmaco.

Ci sono problemi per l’assunzione contemporanea di altri farmaci?

Etanercept non deve essere assunto contemporaneamente ad anakinra in quanto aumenta il rischio di infezioni gravi e neutropenia, né ad abatacept in quanto aumenta l’incidenza di eventi avversi. Etanercept può essere associato in maniera sicura al methotrexate nel trattamento della psoriasi, dell’artrite psoriasica e dell’artrite reumatoide. Negli studi clinici disponibili non sono state osservate interazioni di rilievo durante la somministrazione contemporanea di etanercept con glucocorticoidi, salicilati (ad eccezione della sulfasalazina), farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) o analgesici.

 

DONNE IN ETA’ FERTILE

Se sono in età fertile e inizio la terapia con etanercept devo avere qualche precauzione?

Si consiglia di valutare con il proprio medico di fiducia l’opportunità di eseguire un test di gravidanza prima di iniziare il trattamento. Le donne in età fertile devono prendere in considerazione l’uso di misure contraccettive adeguate per evitare l’instaurarsi di una gravidanza durante il trattamento e fino a tre-quattro settimane dopo l’interruzione di etanercept.

Se assumo il farmaco posso avere problemi di fertilità?

I dati disponibili in merito agli effetti di etanercept sulla fertilità umana sono limitati. Si sta valutando se il farmaco possa essere utilizzato in associazione per migliorare i tassi di successo di alcuni trattamenti per la fertilità.

Per quanto tempo rimane il farmaco nel mio corpo? Devo interrompere l’assunzione di etanercept se voglio avere un bambino?

In generale il tempo necessario per eliminare i farmaci dall’organismo può variare da persona a persona. Mediamente occorrono all’incirca tre-quattro settimane dall’ultima assunzione perché etanercept sia eliminato completamente. Nel caso si desideri una gravidanza è importante consultare il medico di fiducia prima di interrompere la somministrazione del farmaco. Il medico valuterà i rischi della progressione della malattia rispetto ai rischi dell’assunzione del farmaco.

Mi sono accorta di essere incinta, devo interrompere l’assunzione di etanercept?

In presenza di una gravidanza è necessario consultare il proprio medico di fiducia prima di interrompere l’assunzione del farmaco, per valutare con attenzione i rischi e i benefici complessivi del trattamento in questa condizione.

Se assumo etanercept aumenta il rischio di aborto?

In generale l’aborto è un’evenienza relativamente comune in ogni gravidanza. Con una malattia autoimmune può aumentare la possibilità che si verifichi un aborto spontaneo, il che rende più difficoltoso comprendere se i farmaci utilizzati per trattare la malattia possono aumentare il rischio di aborto spontaneo. Infatti in presenza di una malattia materna in gravidanza non è semplice capire se le problematiche che insorgono, possano essere legate ai farmaci assunti in gravidanza o alla malattia materna da trattare.

Gli effetti di etanercept sugli esiti della gravidanza sono stati indagati in un campione di donne, più di 300, confrontando donne che assumevano il farmaco durante il primo trimestre, rispetto a donne che non assumevano etanercept o altri antagonisti del TNF. Non è stato rilevato nello studio un aumento del tasso di aborto spontaneo.

Se assumo etanercept nel primo trimestre di gravidanza aumenta il rischio di danni al feto?

Ogni donna in gravidanza ha un rischio, all’incirca del 3-5%, che il bambino presenti una malformazione; tale rischio è definito “rischio di base” e riguarda tutte le donne in gravidanza.

Alcuni studi che hanno valutato la tossicità del farmaco negli animali non hanno evidenziato che etanercept possa causare danni feto-neonatali.

Studi su piccoli campioni di donne che hanno assunto etanercept durante il primo trimestre di gravidanza non hanno segnalato un significativo aumento, rispetto all’atteso, di anomalie congenite nei nati esposti al farmaco.

In uno studio osservazionale è stato rilevato un tasso più elevato di difetti congeniti nelle gravidanze esposte a etanercept durante il primo trimestre, rispetto alle gravidanze non esposte a etanercept o ad altri antagonisti del TNF, senza che siano state identificate particolari tipologie di anomalie riconducibili all’assunzione del farmaco. Inoltre non è del tutto chiaro se le problematiche segnalate possano essere legate ai farmaci assunti in gravidanza o alla malattia materna da trattare. Studi con esiti simili presentano tuttavia anch’essi limiti metodologici. Lo studio osservazionale citato non ha rilevato variazioni nel tasso di aborto spontaneo, natimortalità, malformazioni minori.

In un altro studio osservazionale internazionale, che ha confrontato il rischio di esiti avversi della gravidanza in donne esposte a etanercept durante i primi 90 giorni di gravidanza verso donne esposte a farmaci non biologici, non è stato osservato alcun aumento del rischio di difetti congeniti. Inoltre questo studio non ha evidenziato un incremento del rischio di difetti congeniti minori, parto pretermine, natimortalità o infezioni nel primo anno di vita nei bambini nati da donne esposte a etanercept durante la gravidanza.

In generale, la maggior parte degli studi condotti sull’utilizzo di etanercept in gravidanza, non suggerisce un incremento dei difetti congeniti rispetto all’atteso.

Se assumo etanercept nel secondo o nel terzo trimestre, che rischi ci possono essere per il bambino?

Come altri inibitori del TNF, etanercept può attraversare la placenta e raggiungere il feto a partire dal secondo trimestre e ancor più nel terzo trimestre.

Vi sono segnalazioni di un aumento del rischio di parto pretermine e basso peso alla nascita ma, anche in questo caso, non è del tutto chiaro se ciò possa essere correlato alla malattia materna di base o all’utilizzo del farmaco.

Informazioni limitate sull’uso di etanercept nel terzo trimestre non hanno mostrato un aumento dei rischi per il bambino.

Ad oggi non sono disponibili studi che abbiano valutato gli effetti a lungo termine del farmaco sullo sviluppo del bambino, in particolare in merito ad eventuali problemi di comportamento o di apprendimento.

Se assumo etanercept posso allattare?

Sebbene le conoscenze disponibili indichino che etanercept è escreto nel latte umano in quantità molto basse, con uno scarso assorbimento da parte del lattante, il rischio potenziale per il bambino non è noto.

Ad oggi non sono disponibili studi su ampi campioni di neonati che abbiano valutato gli effetti dell’allattamento al seno in corso di terapia con etanercept. Uno studio ha confrontato le condizioni di 5 bambini le cui madri avevano ricevuto etanercept, con quelle di lattanti le cui madri non avevano ricevuto il farmaco pur essendo affette dalla stessa patologia. I risultati ottenuti non hanno evidenziato nei bambini dei due gruppi alcuna differenza in termini di crescita, sviluppo, risposta alle vaccinazioni o malattie nel primo anno di vita.

Particolare attenzione va riservata ai bambini prematuri con un apparato digerente non ancora completamente sviluppato, che potrebbero essere in grado di assorbire una quantità di farmaco maggiore.

A fronte di queste considerazioni, qualora si renda necessario utilizzare etanercept durante l’allattamento, è bene valutare con il proprio medico di fiducia i rischi dell’assunzione del farmaco rispetto ai benefici del trattamento e dell’allattamento. Nel caso si decida di allattare è consigliabile un attento monitoraggio del lattante.

Il mio bambino può effettuare le vaccinazioni prima dell’anno di vita, se ho assunto etanercept in gravidanza?

Le vaccinazioni rappresentano una forma di prevenzione primaria delle malattie infettive insostituibile.

Molti dei farmaci immunosoppressori utilizzati durante la gravidanza possono attraversare la barriera placentare ed entrare nella circolazione fetale, con un possibile impatto sul sistema immunitario fetale.

In generale i vaccini con microrganismi inattivati o con tossoide possono essere somministrati secondo il calendario vaccinale ai neonati di madri trattate con etanercept in gravidanza.

In Italia il calendario vaccinale nei primi sei mesi prevede la somministrazione di vaccini inattivi ma anche il vaccino vivo per il rotavirus. Il vaccino per rotavirus è raccomandato entro l’anno e previene la malattia da rotavirus che è la causa più comune di gastroenteriti virali fra i neonati e i bambini sotto i 5 anni. In particolare, nei bambini molto piccoli il virus può causare una diarrea grave con disidratazione. Pertanto, in generale è consigliabile effettuare la vaccinazione, ma valutando con il medico di fiducia e il servizio vaccinale i tempi più opportuni per la sua esecuzione, anche in considerazione dell’eliminazione del farmaco dall’organismo.

Nello specifico, per l’etanercept, la documentazione di riferimento precisa che la somministrazione di vaccini vivi a neonati nel periodo di 16 settimane successivo all’ultima dose del farmaco nella madre non è generalmente raccomandata.

I vaccini con microrganismi vivi come il vaccino per il morbillo-parotite-rosolia e il vaccino per la varicella sono previsti nel secondo anno di vita, per cui in generale non ci sono problemi legati alla terapia in gravidanza per la loro somministrazione.

Durante la visita vaccinale va data comunicazione al medico in merito all’assunzione di etanercept durante la gravidanza o in corso di allattamento.

E se il farmaco è assunto dal partner?

In questo ambito i dati disponibili per gli effetti di etanercept sulla fertilità e sugli esiti della gravidanza sono limitati. Due studi di piccole dimensioni hanno riportato che gli uomini in trattamento con etanercept per la spondiloartrite avevano la stessa qualità dello sperma di uomini con la malattia ma che non stavano assumendo un inibitore del TNF. Questi risultati, ancora limitati, suggeriscono che l’assunzione di etanercept non influenzi la fertilità maschile.

In generale, è improbabile che le esposizioni paterne al farmaco aumentino i rischi per la gravidanza.

 

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Aggiornato il 04/01/2021