Il giorno 16 giugno 2022 si è tenuto a Roma il convegno conclusivo sui risultati dello studio Pso-Mother dal titolo “Cronicità, farmaci e gravidanza”.
Sono intervenuti numerosi esperti provenienti da diverse realtà italiane per discutere e approfondire gli obiettivi, i risultati raggiunti e le possibili implicazioni e direzioni future. In calce riportiamo l’elenco degli interventi e dei relatori.
Di seguito presentiamo un breve riassunto dei messaggi chiave emersi nel corso della giornata. Per maggiori informazioni si rimanda al seguente video con le dissertazioni dei relatori.
Attualmente, i dati sulla sicurezza di molti dei farmaci utilizzati per la psoriasi sono limitati. Lo studio Pso-Mother si prefiggeva come obiettivo quello di produrre ulteriori conoscenze relative alla fertilità in relazione alla patologia e al trattamento e di dare maggiori informazioni relativamente ai trattamenti nelle donne in gravidanza. I dati mostrano come non ci siano differenze nei tassi di fertilità o di abortività tra donne con psoriasi e senza psoriasi e lo stesso fenomeno si osserva anche per le donne affette da artrite reumatoide. Dallo studio è emerso che molti dei trattamenti antipsoriasici considerati vengono interrotti durante la gravidanza. Questo fenomeno è presente, con un tasso di abbandono più contenuto, anche in un’altra condizione cronica con terapie farmacologiche simili come l’artrite reumatoide.
Tali risultati sono in accordo con un altro progetto proposto da AIFA, la rete MoMNET, per il monitoraggio dell’uso dei farmaci in gravidanza. Anche in questo caso le prime analisi sull’uso di biologici in gravidanza mostrano come il fenomeno di abbandono riguardi tutte le patologie autoimmuni. Si riscontra un’interruzione delle terapie farmacologiche in gravidanza per la maggior parte delle classi terapeutiche analizzate. Tuttavia, il rischio associato a un trattamento inadeguato delle pazienti affette da malattie croniche o con esordio in gravidanza è poco indagato.
Con lo scopo di raccogliere e riassumere le informazioni esistenti sulla sicurezza dei farmaci biologici sono state inoltre consultate e interpretate criticamente diverse banche dati. Dall’analisi è emerso come siano ancora spesso limitati i dati disponibili per fornire indicazioni certe sulla sicurezza e gli eventi avversi in gravidanza e sia perciò auspicabile incoraggiare la ricerca per fornire maggior conoscenza e aggiornamenti anche sui farmaci di più recente immissione.
Una ricerca incentrata sulla sicurezza dei farmaci antidepressivi in gravidanza ha mostrato come non ci sia evidenza scientifica nel dire che i farmaci antidepressivi aumentino il rischio di diagnosi di ADHD e disturbo dello spettro autistico nel bambino.
Con lo scopo di migliorare gli studi sull’uso e la sicurezza dei farmaci in gravidanza sulla base di dati esistenti è stato presentato un nuovo algoritmo, con il quale ci si auspica di identificare un maggior numero di gravidanze, in corso e terminate (indicando il tipo di fine) rispetto alle metodiche usuali. Ciò permetterà tra l’altro di indagare questioni emergenti come l’utilizzo di farmaci nelle gravidanze esposte a COVID-19, o l’esposizione e la sicurezza dei vaccini COVID-19 durante la gravidanza.
Il filo rosso che ha legato i vari interventi è stata l’importanza attribuita alla interdisciplinarità e alla centralità della donna come agente e protagonista attivo nella cura e nella presa in carico.
Sono diverse le direzioni future che sono state proposte, tutte concorrenti a raggiungere tali obiettivi.
Al fine di fornire una cura che sia il più possibile attenta, centrata sulla paziente, multidisciplinare e continuativa (età fertile, gravidanza e postpartum) è imperativo prendere in considerazione l’alto tasso di malattie croniche e disabilità presenti in età fertile e i loro possibili effetti avversi sulla salute materna, fetale e infantile. Oltre che valutare e identificare i fattori di rischio noti ambientali, modificabili, rilevanti per la gravidanza, come il Body Mass Index (BMI) e lo stato di fumatore, che esercitano un chiaro impatto sia sulla psoriasi che sulla fertilità.
Ciò è possibile anche attraverso uno spazio di ascolto e condivisione tra donna e personale sanitario (counseling).
Sono da sostenere anche lo sviluppo e la conduzione di studi per migliorare la presa in carico delle donne con questo tipo di patologie croniche, ottimizzando le terapie mediche, oltre a fornire informazioni circa i fattori che influenzano le scelte dei medici e le percezioni delle pazienti, comunicando messaggi chiari e promuovendo attività che favoriscano scelte consapevoli.
Interventi
- Cronicità, disabilità, e gravidanza ed il contributo della farmacoepidemiologia al suo studio, Fabio Parazzini e Giovanna Esposito – Dipartimento di scienze cliniche e di comunità, Università degli studi di Milano
- I risultati dello studio Psomother, Francesca R. Poggi – Dipartimento di epidemiologia del SSR del Lazio ASL Roma 1
- Le attitudini prescrittive in dermatologia nella psoriasi in gravidanza, Luigi Naldi – Centro Studi Gised, UOC di dermatologia, Ospedale San Bortolo, Vicenza
- Aspetti di sicurezza dei farmaci biologici nelle donne con psoriasi dal periodo pre-concezionale all’allattamento, Lara Magro e Cristiano Chiamulera – Dipartimento di diagnostica e sanità pubblica, Università degli studi di Verona
- Comprendere la sicurezza e l’efficacia degli antidepressivi in gravidanza per il trattamento dei disturbi psichiatrici, Angela Luppattelli – Department of pharmacy, University of Oslo
- ConcePTION consortium, Rosa Gini e Claudia Bartolini – ARS Toscana
- La rete MoMNET, Valeria Belleudi – Dipartimento di epidemiologia del SSR del Lazio ASL Roma 1
- L’informazione sui farmaci in gravidanza: quella utile e quella dannosa, Maria Cristina Valsecchi – co-editor del sito di informazione sulla salute Eva-Sapere è potere
Moderatori
Marina Davoli – Dipartimento di epidemiologia del SSR del Lazio ASL Roma 1
Francesco Cusano – Presidente ADOI
Clara De Simone – SIDeMaST
Antonio Addis – Dipartimento di epidemiologia del SSR del Lazio ASL Roma 1