Il counseling e la presa di decisioni condivisa

counselingLa gravidanza è un momento particolare della vita di una donna, ne cambia gli equilibri propri e della coppia in maniera anche considerevole. È spesso fonte di emozioni anche contrastanti tra loro, gioia e paura, curiosità e dubbi.

La psoriasi presenta un primo picco di esordio tra la seconda e la quarta decade di vita. Pertanto, l’insorgenza coincide con il periodo di età fertile della donna. Nonostante molte donne affette da psoriasi presentino una forma lieve, gli interrogativi sono molti quali “la psoriasi aumenterà il rischio di complicazioni durante la gravidanza? Peggiorerà se interrompo la terapia durante la gravidanza? Il parto sarà più complicato? Potrò allattare se assumo dei farmaci? ecc”

Questi e molti altri interrogativi sono assolutamente plausibili, sani e comuni.  E le risposte a tali domande dovrebbero ricevere adeguato spazio e approfondimento con gli esperti.

La consulenza alle donne psoriasiche durante l’età riproduttiva è estremamente importante e dovrebbe far parte della comunicazione medico-paziente.

Ogni counseling risulta specifico per la singola paziente. Infatti, ogni donna è unica: la sua psoriasi, la sua salute generale, la sua storia medica, la sua coppia ed il suo stile di vita non sono come quelli di nessun’altra. Ogniqualvolta possibile risulta auspicabile coinvolgere anche il partner.

Il counseling dovrebbe essere presente in varie fasi della malattia di una donna, nella fase pre-concezionale, durante la gravidanza, il puerperio e l’allattamento.

A tale proposito un gruppo di studio di dermatologhe, ha costituito una Task Force denominata “Psoriasi nella donna in età fertile” al fine di affrontare problematiche riguardanti la gestione della malattia cutanea nella donna in età fertile in relazione all’influenza che la psoriasi esercita sulla sfera fisica ed emotiva della paziente e sulle scelte nella pianificazione familiare. Il gruppo di lavoro ha prodotto materiale educativo consultabile e scaricabile, rivolto sia alle donne psoriasiche in età fertile che al medico specialista.

Per le pazienti affette da psoriasi, la gravidanza dovrebbe rappresentare, una scelta responsabile e condivisa, che andrebbe pianificata grazie all’aiuto di uno staff medico esperto in grado di rispondere ai dubbi ed ai timori dei futuri genitori.

Per alcune donne, il carico di malattia è elevato e può avere un profondo impatto negativo sulla loro pianificazione della vita riproduttiva, portando potenzialmente a rinviare le gravidanze o a una cattiva gestione della psoriasi durante la gestazione. Le preoccupazioni più frequentemente riportate sembrano riguardare la compatibilità del trattamento della psoriasi con la gravidanza, la trasmissione della malattia ed i rischi per il feto.

Diversi studi iniziano a mettere in luce l’importanza dell’introduzione del counseling pre-concezionale nella pratica clinica di routine. La decisione, ad esempio, di rimandare una gravidanza in età più avanzata potrebbe essere discussa alla luce dei rischi e benefici di tale scelta, al fine di prendere scelte riproduttive più consapevoli.

Le pazienti con psoriasi necessitano di un approccio medico che individui quali farmaci sia più opportuno usare o evitare, ma che includa anche consigli su come modificare lo stile di vita per avere una gravidanza sicura e sana. Ad esempio essere informate correttamente relativamente all’impatto che alcuni comportamenti o comorbidità, quali il fumo, il consumo di alcol, l’obesità possono esercitare sulla gravidanza e il nascituro.

Poiché il fumo durante la gravidanza e il sovrappeso/obesità materna sono stati correlati a un aumento del rischio di anomalie congenite, basso peso alla nascita e parto pretermine, le pazienti con psoriasi dovrebbero essere consigliate su questi fattori di rischio modificabili.

Una consensus spagnola ha suggerito quali temi possono essere affrontati in corso di counseling:

la consulenza genetica (suscettibilità genetica della psoriasi), l’impatto della psoriasi e del suo trattamento sulla fertilità, l’uso di contraccettivi, le gravidanze inattese, la pianificazione della gravidanza, l’impatto della psoriasi e del suo trattamento (e del rischio di non trattamento) durante la gravidanza (per madre e feto) e dopo il parto, l’impatto della gravidanza e del postpartum sulla psoriasi, le misure per il puerperio e l’allattamento.

Una presa di decisione congiunta e condivisa risulta cruciale perché migliora la soddisfazione nella cura e l’esito dei trattamenti. Spesso l’opinione del paziente e quella del medico sulla patologia e sull’andamento o i risultati ottenuti sono discordanti. Ad esempio, uno studio ha mostrato come per i pazienti, ha maggior valore la sostenibilità dell’efficacia dopo la sospensione del trattamento e la percezione soggettiva di fattori quali la morbidezza e l’elasticità della loro pelle o il sollievo dal prurito, a differenza degli specialisti che tendono a concentrarsi su misure oggettive come la rimozione delle lesioni. O ancora i pazienti sembrano attribuire maggiore valore alla completa clearance, rispetto ai medici.

Dagli studi emerge come spesso la scarsa aderenza ai trattamenti sia dovuta alle convinzioni individuali del paziente riguardo alle terapie e alla scarsa condivisione e coinvolgimento delle figure sanitarie. Dai risultati si rileva come l’aderenza al trattamento fosse significativamente associata con il grado di soddisfazione del paziente riguardo alla sua relazione con il dermatologo.

Pertanto, raccogliere informazioni sulle preferenze dei pazienti coinvolgendoli nelle decisioni terapeutiche risulta importante per il successo del trattamento, influenzando i tassi di aderenza e soddisfazione.

Per concludere, una presa di decisioni condivisa e una comunicazione attiva e continuativa tra paziente ed esperti risulta fondamentale per ottenere una presa in carico e una cura che siano il più possibile a misura del paziente, efficaci e soddisfacenti.

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Sitografia

https://www.sidemast.org/blog/task-force-sidemast-psoriasi-donna/

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