COVID-19: in gravidanza è un problema vaccinarsi?

Da qualche settimana anche in Italia è iniziata la campagna vaccinale per il coronavirus SARS-CoV-2 e le prime categorie che hanno potuto usufruire del vaccino sono state:

  • Operatori sanitari e sociosanitari;
  • Residenti e personale dei presidi residenziali per anziani;
  • Persone di età avanzata;
  • Popolazione con almeno una comorbidità cronica;

il resto della popolazione dovrebbe essere vaccinato nei mesi successivi.

Al momento sono due i vaccini approvati da EMA e da AIFA, già in distribuzione:

Sono entrambi vaccini a mRNA, cioè vaccini che si basano sulla tecnologia a RNA messaggero, utilizzando sequenze di mRNA per produrre la proteina antigene: in questo caso la proteina che sarà prodotta nella cellula è la proteina spike di SARS-CoV-2, che il virus usa per entrare nelle cellule umane.

Invece di usare il virus completo per determinare la produzione di anticorpi, nei vaccini a mRNA si usa una sequenza di RNA che poi si degraderà, dopo avere dato l’informazione per la produzione della proteina spike contro cui saranno prodotti gli anticorpi che difenderanno l’organismo da ulteriori attacchi del virus.

Le molecole di mRNA, contenute all’interno di goccioline lipidiche microscopiche (LNP) per favorire l’assorbimento a livello delle membrane cellulari, sono somministrate per via intramuscolare:

  • Comirnaty (BNT162b2) in due dosi a distanza di almeno 21 giorni. Il vaccino deve essere conservato a temperature tra -90°C e -60°C.
  • mRNA-1273 in due dosi a distanza di 28 giorni. Il vaccino deve essere conservato a temperature tra -25°C e -15°C per sette mesi, ma può essere conservato a temperature tra 2° e 8° per 30 giorni.

Un terzo vaccino prodotto da Università di Oxford-AstraZeneca è stato autorizzato da AIFA alla fine di gennaio, ma non è ancora utilizzato: si tratta del vaccino ChAdOx1 nCoV-19 o AZD1222, vaccino ricombinante, prodotto dalla AstraZeneca, che utilizza come vettore un adenovirus indebolito che codifica per la proteina spike di SARS-CoV-2.

Al momento, secondo i dati della WHO, sono in sperimentazione 237 vaccini, di cui 173 sono in fase preclinica e 64 in fase clinica.

Ma cosa può succedere se si è in attesa di un figlio o si sta allattando? Il vaccino può essere pericoloso?

Queste le indicazioni dell’AIFA al momento della prima somministrazione del vaccino Comirnaty

“Il vaccino è approvato per tutta la popolazione sopra i 16 anni e non ha controindicazioni assolute e non sono richieste accortezze particolari per sottopopolazioni specifiche come anziani, immunodepressi o soggetti con disturbi della coagulazione e rischi di sanguinamento. Non esistono controindicazioni neppure per le donne in gravidanza e in allattamento».

Da considerare che i dati sulla sicurezza di questi vaccini in gravidanza sono limitati: sono in corso studi su organismi animali mentre studi su donne in gravidanza non sono stati ancora condotti. Sulla base delle cose che si sanno sui vaccini a mRNA, questo tipo di vaccini non contiene virus vivo, nè l’RNA può interagire con il DNA presente nel nucleo delle cellule per cui i rischi potrebbero essere minimi ma la decisione deve comunque essere presa in concerto con il medico, dopo aver considerato rischi e benefici.

Il documento di ItOSS E ISS

L’8 gennaio 2021 l’Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e le principali società scientifiche del settore hanno pubblicato un documento che riassume le tutte le indicazioni provvisorie, relative all’offerta di vaccini anti-Covid-19 a donne in gravidanza e in allattamento, a livello internazionale e nazionale.

Queste le raccomandazioni principali fino all’8 gennaio 2021 pubblicate su Epicentro, il portale dell’ISS (Istituto Superiore di Sanità) dedicato all’Epidemiologia per la sanità pubblica, che riportiamo integralmente:

  • le donne in gravidanza e allattamento non sono state incluse nei trial di valutazione dei vaccini Pfizer-BioNtech mRNA (Comirnaty) e Moderna per cui non disponiamo di dati di sicurezza ed efficacia relativi a queste persone
  • gli studi condotti finora non hanno evidenziato né suggerito meccanismi biologici che possano associare i vaccini a mRNA ad effetti avversi in gravidanza e le evidenze di laboratorio su animali suggeriscono l’assenza di rischio da vaccinazione
  • al momento le donne in gravidanza e allattamento non sono un target prioritario dell’offerta di vaccinazione contro il COVID-19 che, ad oggi, non è raccomandata di routine per queste persone
  • dai dati dello studio ItOSS – relativi alla prima ondata pandemica in Italia – emerge che le donne in gravidanza non presentano un rischio aumentato di infezione rispetto alla popolazione generale. Le comorbidità pregresse (ipertensione, obesità) e la cittadinanza non italiana sono significativamente associate a un maggior rischio di complicanze gravi da COVID-19 che, complessivamente, riguardano una minoranza di madri e neonati
  • la vaccinazione dovrebbe essere presa in considerazione per le donne in gravidanza che sono ad alto rischio di complicazioni gravi da COVID19. Le donne in queste condizioni devono valutare, con i sanitari che le assistono, i potenziali benefici e rischi e la scelta deve essere fatta caso per caso
  • se una donna vaccinata scopre di essere in gravidanza subito dopo la vaccinazione, non c’è evidenza in favore dell’interruzione della gravidanza
  • se una donna scopre di essere in gravidanza tra la prima e la seconda dose del vaccino può rimandare la seconda dose dopo la conclusione della gravidanza, eccezion fatta per i soggetti ad altro rischio
  • le donne che allattano possono essere incluse nell’offerta vaccinale senza necessità di interrompere l’allattamento.

Il documento completo con le raccomandazioni nazionali ed internazionali può essere letto qui.

Condividi su: